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Preludio

Sono vecchio e non fingerò come tanti fanno di mitigare questa cruda verità con un falso "ma ancora giovane dentro".
Io sono vecchio non solo fisicamente, ho un botto di malanni e acciacchi, ma fino al midollo della mia anima e del mio essere. I problemi fisici, affettivi mi hanno fiaccato anche la voglia.
E poi, cosa più grave di tutte, mi sono dovuto arrendere alla verità vera: non ho più prospettive,
Per uno come me che ha sempre vissuto nel futuro e nella speranza è stato un duro colpo. Ho ancora qualche scintillio, dei bagliori prospettici, ma poi mi chiedo perché? Cui prodest?
La mancanza di risposte credibili, mi ha disarmato.
E allora ho deciso che era giunto il momento di prepararmi al passo successivo, a l'ineluttabile atto finale.
Negli ultimi anni la mia fede non mi è stata più tanto di conforto. Le sacre scritture, i commentari di Carlo Maria Martini, i vangeli apocrifi, le parole ispirate di Papa Francesco e del mio amico Don Giovanni nono sono in grado di lenire il mio dolore e nemmeno di illuminare la strada che devo percorrere.
E allora, come tante volte mi è capitato nella vita ho cercato aiuto nelle parole di chi questo dramma l'aveva già affrontato e magari descritto e narrato.

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Alejandro Jodorowsky

Le prime parole di conforto le ho trovate in un breve scritto del regista della Montagna sacra, La gioia di invecchiare (Feltrinelli - 2013).

" Quando, con l'età e la rinuncia a qualsiasi seduzione, abbiamo raggiunto un elevato livello di Coscienza, possiamo sciogliere gli ormeggi che ci tengono legati al corpo: è il tempio in cui abbiamo vissuto quindi non lo rinneghiamo, ma pur rispettandolo smettiamo di considerarlo la nostra identità. Anche se siamo programmati per vivere una lunga vita, sappiamo di essere molto più prossimi alla fine rispetto a qualche anno fa. Siamo in grado di cogliere la bellezza del tempo che passa. Ogni secondo di vita ci pare un regalo sublime.

Come i malati terminali, consapevoli di disporre di un tempo limitato non ci atteniamo più a progetti grandiosi: ci accontentiamo di quello che siamo, non di quello che saremo; di quello che abbiamo, non di quello che avremo. La smettiamo di attaccarci al superfluo, lasciamo che le speranze si dissolvano, e quando cessano le speranze, cessa la paura. Tutto è un regalo: le piccole soddisfazioni, i sottili messaggi dei sensi, l'affetto che ci scalda il cuore come un balsamo, gli incontri gentili con altri esseri umani, la capacità di essere di aiuto agli altri. Ogni giorno è un buon giorno.

Invecchiare non significa decadere mentalmente né diventare un rudere. Se ci siamo preoccupati di mantenere in salute il nostro corpo evitando droghe e alimenti nocivi o assunti in modo esagerato; se ci siamo preoccupati di fare ogni giorno un po' di esercizio fisico, di meditare o contemplare, di imparare cose nuove sviluppando una placida umiltà di fronte all'impermanenza, manterremo fino all'ultimo la lucidità giovanile: grazie allo stato angelico che ci deriva dal calo del desiderio sessuale, la vecchiaia è una meravigliosa fase della nostra vita. Forse la migliore...
Liberi da angosce, ambizioni. possedimenti inutili, illusioni irrealizzabili, liberi dal desiderio di essere riconosciuti; capaci di amare anche chi ci detesta, di accettare gli attacchi e le critiche con simpatia, di mettere a tacere l'intelletto, di aprirci in tutte le direzioni, di aiutare gli altri a liberarsi della sofferenza, anche se siamo più presenti che mai sappiamo vivere come se fossimo già scomparsi. godendo del supremo piacere di creare artisticamente per amore dell'opera e non per amore dell'applauso, di collaborare al cambiamento della società, di lavorare per un mondo migliore e, soprattutto, per indirizzare i giovani verso il risveglio della Coscienza.

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Arthur Schopenhauer

L'arte di invecchiare (Adelphi - 2006) è una raccolta di appunti postuma che il grande filosofo aveva titolato Senilia. Qui di seguito alcuni brani tratti dall'introduzione di Franco Volpi.

" Ecco dunque la ragione di quest'arte di invecchiare. Abbiamo qui un accompagnamento meditativo e consolatorio al tramonto della vita, un vademecum in cui sono fissati i capisaldi di una riflessione pratica che fin dagli inizi del pensiero occidentale si affianca alla saggezza filosofica, prendendo corpo anche in una tradizione iconografica in cui il filosofo è rappresentato volentieri nelle fattezze del vecchio saggio capace di prefigurarsi l'ultima età della vita come una condizione desiderabile.

Dal perduto Peri ghéros di Aristone al Cato Maior o De senectute di Cicerone: dal De marcore di Galeno al De retardatione accidentium senectutis e al corpus di scritti geriatrici attribuito a Ruggero Bacone; dal De sanitate tuenda di Gerolamo Cardano al De conservanda iuventute et retardanda senectute di Amaldo di Villanova, fino all'ameno Elogio della vecchiaia del positivista Paolo Mantegazza: esiste un'intera trattatistica gerontologica che mediante una equilibrata distribuzione di vituperatio e laudatio, congiunta a una riflessione sulle età della vita e sulla sua brevità cerca di relativizzare le menomazioni che la vecchiaia reca con se, mettendone in evidenza per contrasto vantaggi e opportunità, e insegnandoci a fare di necessità virtů.

E noto l'apoftegma attribuito a Sofocle, secondo il quale egli si sarebbe compiaciuto di essere vecchio perché finalmente si sentiva libero dalle pulsioni sessuali di cui l'uomo è succube nelle altre età della vita. Dunque più vecchio, più bello. Sennonché, la sentenza sofoclea è diventata celebre ed è stata continuamente tramandata più per la sua paradossalità che per la sua verità: nessuno desidera sul serio invecchiare. Giacché la vecchiaia è si saggezza, ma anche debolezza. E si esperienza e assennatezza, ma anche astenia e labilità nella vita attiva di ogni giorno. E si capacità di offrire consiglio, ma a vivere davvero la vita sono poi i giovani.

Eppure, proprio nella prospettiva della cura e della realizzazione di sé, la vecchiaia rappresenta il tempo del raccolto, il punto di compimento dell'esistenza. Il vecchio-affrancato dalle pulsioni e dagli appetiti, appagate le ambizioni e deposti gli impegni della vita activa, ricco dell'esperienza acquisita nel corso della vita - é colui che basta interamente a se stesso. che ricava da se tutta la soddisfazione e la felicità senza bisogno di cercarle in altro, nei piaceri della carne, di cui non è più capace, o nella fama mundi, che ha già ottenuto o a cui ha rinunciato. É colui che alla fine è diventato quello che è e si ricongiunge con se stesso, essendo pienamente sovrano di sé e godendo della propria autarchia. Colui che ha bisogno soltanto di rimanere se stesso. Senza arrivare al mito di Matusalemme, diciamo pure: old is beautiful.

In tale prospettiva il vecchio non è un invalido del tempo, e la vecchiaia non è semplicemente il tramonto della vita che si tratta di ritardare il più possibile, la fase del «<marasma» senile e dell'inebetimento che sfocia nella morte. Diventa piuttosto il compimento dell'esistenza, il fine positivo al quale ci si prepara e verso il quale si polarizza l'intero corso della vita.

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  • Lasciamo che le speranze si dissolvano, quando cessano le speranze, cessa la paura

  • Liberi da angosce, ambizioni. possedimenti inutili, illusioni irrealizzabili

  • La vecchiaia rappresenta il tempo del raccolto, il punto di compimento dell'esistenza

  • É colui che alla fine è diventato quello che è e si ricongiunge con se stesso, essendo pienamente sovrano di sé e godendo della propria autarchia

Consecutio

Se la vecchiaia è il tempo del raccolto, il punto di compimento dell'esistenza, posso occupare almeno parte del mio tempo nell'immane lavoro di ricerca, raccolta, catalogazione e pubblicazione di queste pagine, anche se non credo che nessuno le leggerà mai, tanto meno i miei eredi, ma voglio comunque bearmi del  supremo piacere di creare artisticamente per amore dell'opera e non per amore dell'applauso.
Questo è la mia OPERA OMNIA (non parlerò mai della mia vita privata  a meno che non sia strettamente necessario per comprendere il contesto ma solo delle mie "opere"), il mio testamento intellettuale (non l'unico forse).

Corollario

Leonard Cohen, you want it darker

Negli stessi giorni in cui approntavo questa pagina stavo vedendo il finale di una puntata della terza stagione di American Gods, una scena piuttosto truculenta che avrei consumato come tante altre se non fosse stato per il brano qui accanto.

Non sono un fan di Leonard Cohen, ma You want it darker è così cupo e sublime da costringermi ad approfondirne la conoscenza. Riporto qui di seguito l'incipit di questo articolo.
Leggete e vi sarà immediatamente chiaro perché ho voluto inserirlo qui.

La morte sta venendo a incontrarmi.
Così pensava Leonard Cohen componendo la sua ultima canzone, quella che avrebbe dato il nome all’album conclusivo di una carriera di onori, premi e riconoscimenti poetici.
Mentre scrive ha circa 82 anni ed è costretto a letto. L’album uscirà 17 giorni prima della sua morte. Lo sa, se lo sente che sono i suoi ultimi momenti per lasciare un messaggio al mondo.

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